rifare il mondo

“Rifare il Mondo” a cura di Maria Paola Zedda, è un festival nel festival, un percorso di interventi artistici

site specific dove coreografi, artisti visivi e performer sono invitati a un dialogo serrato con il territorio

individuando per ogni centro coinvolto un campo di ricerca e di attraversamento. Tomàs Saraceno, Andreco, Enzo Cosimi, Mara Oscar Cassiani, Cristian Chironi, Claudia Losi, Carlos Amorales, sono stati coinvolti in percorsi di residenze e partecipazione che vengono poi restituiti in forma performativa e installativa durante i giorni del festival. Insieme a loro, in un programma integrato curato con il Museo Nivola e in particolare con la direttrice Antonella Camarda, sono presentate le opere visuali e performative di Gianmarco Porru e di Fabio Sau insieme ad Antonio Bissiri, sottolineando l’importante ruolo delle nuove generazioni di artisti sardi nel panorama contemporaneo attuale. Concepito come un viaggio collettivo, RIFARE IL MONDO, è un invito a condividere una pratica di coesistenza che individua nel rapporto tra l’abitare umano e la vita delle altre specie un imprescindibile ambito di ricerca, secondo un percorso itinerante che attraversa di borgo in borgo le tradizioni, le memorie, i percorsi di resistenza, le fragilità dei territori e per estensione del pianeta, riattivando trame millenarie.

Agli artisti è stato chiesto di “attraversare” i contesti, infrangendo confini, secondo un disegno circolare capace di connettere i borghi tra loro, prima nelle fasi di residenza precedenti al festival, e poi collettivamente con i partecipanti durante la manifestazione conclusiva. Con un sistema di peregrinazioni e soste vengono ripercorsi racconti millenari e attraversati i sistemi di produzione locale legati alle specifiche peculiarità dell’artigianato rivisitate dalle pratiche artistiche contemporanee attraverso le prospettive e le trame di un’ecologia planetaria. Ogni artista in residenza scrive un percorso situato e corale riattivando specifiche forme di produzione e riti, coinvolgendo i gruppi e i laboratori locali, gli artisti, i produttori in un sistema connettivo.

— Il programma—-

Epicentro del festival è Orani da cui prende  avvio l’attivazione dei territori con Cristian Chironi, che inaugura la mostra personale Notes from My House is a Le Corbusier negli spazi suggestivi dell’ex Caserma e racconta performativamente le connessioni attraverso dialoghi radiofonici condotti tra le strade al volante della 127 camaleonte, attraversando, guidato dalle policromie progettate dall’architetto svizzero, le strade barbaricine e amplificando attraverso una performance radiofonica e fisica, le narrazioni che il festival crea.

Legata dal filo rosso che connette il rapporto tra architettura, arte e ambiente in apertura si innalza sui cieli di Orani l’installazione partecipativa Aerocene concepita da Tomàs Saraceno, un’opera collettiva costituita da un pallone aerostatico, frutto di un lavoro corale come un invito a partecipare alla sfida per la costruzione di una Mappatura contro l’estinzione, in un’ottica open-source e collaborativa che traccia un momento simbolico di elevazione attraverso la cura del territorio.

Durante l’inaugurazione una preview della performance dell’artista Andreco, impegnato nell’attivismo ambientalista, conduce al Museo Nivola. Il giorno 3 agosto sempre a Orani Enzo Cosimi presenta nella folgorante location di Campu Santu Vetzu Coefore in Barbagia, un’indagine sulle danze mediterranee ispirate alla tragedia greca con particolare riferimento al ruolo del femminile e dei modelli matriarcali in un percorso partecipativo e di contaminazione che vedrà il coinvolgimento di danzatrici di ballu tundu del territorio. Starring della performance la musicista Lady Maru, attiva tra Roma e Berlino, che innesta le sonorità dark techno con la densa musicalità dei cori tradizionali.

Sempre il 3, visitabile per l’intera giornata e per tutta la durata del festival, inaugura l’installazione di Gianmarco Porru Per mezzo di stelle, esposto a San Marino in occasione di Mediterranea19 School of waters, a cura di Simone Frangi, Alessandro Castiglioni e A Natural Oasis? un progetto performativo a lungo termine iniziato nel 2019, che a partire da una lettura de Le sacre du printemps di Igor Stravinsky, analizza quelle pratiche comunitarie, come le feste pagane legate i cicli produttivi e della natura, nel Mediterraneo che utilizzano il tempo libero come forma di

aggregazione. In questo processo il lavoro si concentra sui linguaggi corporei e gli spazi coreografici abitati da corpi individuali e collettivi in occasione di queste celebrazioni rituali.

Il festival il 4 si sposta a Ottana dove Andreco, artista e ingegnere ambientale, affascinato dalle capacità di risanamento degli organismi vegetali, con la sua parata per l’ambiente mette al centro la questione dell’importanza delle piante nel ripristino ambientale e della fitodepurazione delle acque, rileggendo un territorio che a seguito della chiusura dell’impianto Enichem si pone con forza il tema delle dimissioni e del futuro di zone post-industriali dopo l’abbandono delle campagne. Sono coinvolti enti e istituzioni per ripensare la relazione tra borgo e spazio industriale, per costruire un canto e un cammino corale rituale attraverso la collaborazione con i Tenore Santa Maria di Otzana di Ottana, la musicista Maria Antonietta Bosu e l’artigiano Paolo Lai.

Il messicano Carlos Amorales fa intraprendere un viaggio a una maschera tradizionale barbaricina sino a un villaggio indios di discendenza Purépecha nel centro del Messico, che ribellatosi al narcotraffico e alla corruzione delle forze dell’ordine ha costituito una forma istituzionale autonoma, con propria moneta e bandiera. L’opera lega così in un percorso simbolico storie di resistenza e di liberazione, di soprusi coloniali e di riparazione, attraverso il reenactment di passate e nuove ritualità, in un percorso transnazionale di connessioni culturali. L’opera video è allestita al Museo delle Maschere di Mamoiada.

Agli adolescenti e con la loro partecipazione è invece rivolta la performance Spirit di Mara Oscar Cassiani, il 5 agosto a Mamoiada: un viaggio basato sul passaggio dalle maschere tradizionali vernacolari della Sardegna verso i rituali contemporanei giovanili contemporanei, Premio Digital Live, Romaeuropa. ll progetto è un’analisi spettacolare e installativa che si attiva attraverso una commistione del ritmo della trance del rito tradizionale con quello della musica elettronica digitale.

Con un dialogo interspecie che interroga l’allevamento dei bachi da seta e i saperi in estinzione, Claudia Losi ricerca a Orgosolo le sonorità e le tradizioni tra l’artigianato, il cucito e il ricamo, lavorando sulle relazioni che a partire da questo animale piccolissimo si generano nel mondo, attivando così la comunità di donne tessitrici di Orgosolo, generando con loro non solo trame tessili, ma anche narrazioni, favole, rinsaldando le relazioni (anche in forma simbolica) con la comunità. Con Mano che passa e voci che tessono l’artista interpella le ultime tessitrici, connettendo (attraverso delle registrazioni e loro rielaborazione) al tessuto sonoro del lavoro manuale, femminile in particolare, la voce: il canto di lavoro, il canto d’amore, il canto d’addio, il canto che culla, il canto che guarisce genereranno un primo “dispositivo”performativo.

Si ritorna il 7 a Orani per la festa finale, in un atto di riconnessione che si amplifica grazie alla presenza di

Fabio Sau e Antonio Bissiri che con  Gaia La nuova umanità invitano a un nuovo contatto con un mondo non violentemente antropizzato in una performance all’alba nei boschi limitrofi. Sono inoltre coinvolti Eventi Verticali, Mara Oscar Cassiani impegnata in un djset e, insieme a loro,  si va in scena una grande festa di cori, artigiani, maschere, e performer che convergono nel borgo per ripensare e rivivere insieme la coralità.